Vaccinazione antinfluenzale: che cosa dicono le prove scientifiche

Vaccinazione antinfluenzaliL'editore Fioriti ha pubblicato ieri un piccolo libro scritto da un gruppo di epidemiologi e medici italiani di grande esperienza e trasparenza, fuori dalle logiche lobbistiche che governano da decenni il mondo della Sanità pubblica. Lo alleghiamo qui. Sarebbe importante che tutti i giornalisti scientifici (anche non scientifici ma forse è chieder troppo) e i decisori politici lo leggessero con molta attenzione.

Il quadro desolante che ne esce, in relazione alle differenze tra i continui slogan pseudoscientifici presenti su tutti i giornali e i fatti scientifici reali, desumibili da un minimo di ricerca scientifica indipendente, deve porre un campanello di allarme importante per tutti coloro che hanno a cuore la salute pubblica.

Riportiamo qui una breve sintesi dei contenuti che troverete sul libro allegato in fondo alla pagina.

"Continuare a rilanciare campagne di vaccinazione antinfluenzale indiscriminata (anziché mirata ai cardiopatici per cui ci sono prove di beneficio), o, peggio, obbligatoria, non ha ad oggi un valido supporto scientifico, e potrebbe nell’insieme fare più danni che benefici.

Nel decidere provvedimenti di sanità pubblica generali, ancor più se vincolanti, la questione della sicurezza è cruciale. Una revisione sistematica Cochrane (Demicheli et al. 2018) afferma che le prove disponibili relative alle complicanze sono di scarsa qualità, insufficienti o vecchie e non forniscono indicazioni chiare per la salute pubblica su sicurezza o efficacia dei vaccini antinfluenzali per gli anziani. I sistemi di farmacovigilanza anche in questo settore sono lasciati soprattutto alle segnalazioni “spontanee”, che sono del tutto insufficienti per evidenziare l’entità del fenomeno, come documentano i rapporti AIFA degli ultimi anni e i confronti con una sorveglianza attiva (Stefanizzi et al. 2019, Bellavite 2020).

Molto raramente, la vaccinazione antinfluenzale può provocare polmonite interstiziale (Watanabe et al. 2013, Bhurayanontachai 2010, Hibino e Kondo 2017) e vasculite (Watanabe 2017) [NdR che cos'è la Sindrome di Kawasaki? Una vasculite autoimmune.), che potrebbero sovrapporsi ai danni da Covid-19; la durata media dell’intervallo tra vaccinazione e diagnosi di polmonite interstiziale è stata di 10 giorni (da 2 a 41).

La vaccinazione non limita i suoi effetti, sia positivi che indesiderati, all’individuo che la riceve, ma sembra in grado di interferire con un più ampio ecosistema microbico: ad es. studi su bambini e adulti mostrano che la vaccinazione antinfluenzale può aumentare infezioni respiratorie da altri virus (v. punto 12. sull’interferenza virale). Si veda anche quanto riporta in proposito il capitolo dedicato all’influenza di un recente volume sulle vaccinazioni (Gøtzsche 2020).

Nei vaccinati contro l’influenza può esserci un rischio di eccesso di altre malattie virali.
I bambini sono risultati più protetti rispetto all’influenza (30 influenze stagionali in meno rispetto al placebo), ma hanno avuto un eccesso significativo di altre infezioni virali confermate virologicamente (+302 altre infezioni da virus non influenzali).
L’interferenza virale è stata rilevata anche in adulti militari USA (Wolff 2020). I vaccinati con antinfluenzale hanno mostrato meno influenze, e significativamente meno parainfluenze e infezioni da virus respiratorio sinciziale, ma un aumento significativo di infezioni da coronavirus (+36%, anche se non circolava ancora il SARS-CoV-2), da metapneumovirus (+56%) e dall’insieme dei virus non-influenzali (+15%), oltre a un aumento quantitativamente ancor maggiore di malattie respiratorie in cui non si è potuto identificare il patogeno (+59%). L’eccesso netto di patologie respiratorie nei vaccinati è risultato importante.

Il fatto che nei vaccinati siano aumentate, tra l’altro, infezioni da coronavirus, dovrebbe indurre alla prudenza. Indagini di associazione mostrano in Spagna una relazione diretta tra vaccinazioni antinfluenzali nei diversi territori e decessi da COVID-19 (figura 12.2 – Machado 2020)

Pensiamo che aprire la discussione, con l’onere della prova, su “verità” date per scontate e paradigmi non sia un atteggiamento antiscientifico, anzi riteniamo che sia una condizione per lo sviluppo della scienza. Riteniamo che i rappresentanti politici abbiano la responsabilità di assicurare un ambiente antidogmatico favorevole a un dibattito scientifico libero, trasparente, esente da conflitti d’interessi, che metta un impegno razionale nel risolvere i problemi tenendo conto di priorità basate sui dati".